
Gli strumenti dell’edilizia, per diversi aspetti rimasta invariata, ha invece quasi del tutto perso alcuni degli elementi ritenuti fondamentali fino a cinquant’anni fa, come la realizzazione dei muri in pietra, spessi anche un metro e pressappoco indistruttibili che però sacrificavano l’effettivo spazio interno delle abitazioni.
I muri in pietra, in grado di resistere molto più a lungo dei muri in cemento, erano formati da tre strati: la facciata interna, quella esterna e uno strato centrale.
La facciata esterna era formata dalle prete, blocchi di dimensioni più grandi e tagliati con maggiore attenzione in modo da avere le pietre migliori sull’esterno.
Le meze prete erano blocchi appena più piccoli delle prete e venivano utilizzate per la facciata interna che spesso era poi ricoperta di toneca, intonaco.
Fra la facciata esterna e quella interna veniva fatta un’intercapedine centrale, ovvero un muro formato da zavorre, mazzacani e scarda puci: pietre di dimensioni molto diverse fra loro il cui taglio era molto meno attento rispetto alle prime due, visto che andavano a formare uno strato interno di nessuna importanza estetica, ma essenziale per rinforzare e soprattutto inspessire i muri, visto che era lo strato più largo dei tre.
Proverbi
“Toneca mia diletta, commigghia li mij difetti”
“Zavorra mazzacani e meze prete vanno trovenno li fravecaturi”
“Arco a tutto sesto, pontelle a chiummo e femmene a trippa ngele manteneno tutto lo munno”
“I fravecaturi so santi ngele e diavoli nderra” (i difetti in alto non si notano, è tutto perfetto, mentre le cose alla tua altezza noti tutti i difetti)